giovedì 15 settembre 2011

Il Cherubone

La prima puntata di un racconto che si apre all'insegna dell'ironia ma un po' alla volta volge verso coloriture drammatiche...

 
CHERUBONE


INTROITUS

Non è che non GLI si facessero notare i difetti di costruzione e gli errori di calcolo, ma se c’è un  neo in LUI è la testardaggine. Tutto era, e sarebbe stato per sempre, “perfetto”. Già, perfetto… L’abbiamo visto, poi, quanto perfetta è la Macchina: derive cosmiche e scontri di galassie e buchi neri e curvature spaziali e catastrofi e cataclismi e devastazioni e distruzioni ed estinzioni e…
E infatti, quando ha cominciato a capire (meglio tardi che mai!) che le cose non potevano funzionare, SI è ritirato oltre il settore delle nebulose perdute e da allora non LO si è  più visto.
C’è chi dice che SE ne stia tutto il giorno imbronciato a rifare calcoli su calcoli per dimostrare di non aver avuto torto e che prima o poi la Macchina riprenderà a girare “perfettamente”. La “perfezione” è sempre stata la SUA ossessione; lo è stata per LUI e per QUELLI prima di LUI. Ma LORO non hanno capito che il fattore “perfezione” non è proprio di questo universo, bensì di altri universi, forse, come pare riferiscano le Paleocronache di  Cloidvaitoo, risalenti alle ere prezoiche, che però nessuno ha mai potuto consultare…
Comunque sia, anche quella volta della creazione degli angeli ne combinò una delle SUE.
Si deve sapere che gli angeli sono fatti di “nembrasia”, la quale non è inesauribile e si trova in quantità trascurabili solo nelle miniere del sistema di Umolanoj. Al termine della Grande Estrazione se ne erano ricavati 1.111.956.000 woodcock che, divisi per 48.000 (quanti aveva deciso sarebbero dovuti essere gli angeli, distinti in quattro squadre: Serafini, Troni, Dominazioni e Cherubini), risultavano 23.165,75 w. per angelo. Ma siccome non GLI piacevano i numeri frazionari, decise che 23.165 w. a testa sarebbe stato un numero “perfetto”, e così fece. Alla fine, però, GLI avanzarono un bel po’ di w. e non sapeva che farSEne. E siccome nel nostro universo vige il principio “nullasicreanullasidistrugge”, come fanno quelli che, dopo aver spazzato il pavimento, nascondono le briciole rimaste sotto il tappeto, prese i woodcock  avanzati (e non erano pochi) e li usò tutti nell’ultimo cherubino ancora da plasmare, sperando che nessuno se ne accorgesse. Ma come sarebbe mai stato possibile non accorgersene viste le dimensioni di quell’angelo: altro che “cherubino”, “CHERUBONE” lo si battezzò subito. Era abnorme, in tutto: irradiava una luce accecante, aveva ali grandi come vele di nave, era alto quattro volte gli altri, aveva una forza mostruosa, occupava da solo mezzo loggione quando era l’ora della Gloria, ma soprattutto emanava bontà e gentilezza e calma serafica tali che solo standogli vicino si sprofondava nella beatitudine.
Eppure LUI SE ne vergognava (o forse ne provava invidia). Era la manifestazione esistente, e lo sarebbe stato per l’eternità, della sua incapacità come COSTRUTTORE. E decise di sbarazzarsene. Con la scusa dell’insolenza che il Cherubone avrebbe dimostrato durante la Gloria perché aveva cantato con troppo fervore, quindi con “intento ironico”, decise di relegarlo in un pianeta lontano, periferico, la Terra, nella più squallida delle galassie minori, la Via Lattea, una specie di culdesac, dove sperava che il Cherubone sarebbe stato dimenticato…
Ma chi di noi l’avrebbe mai potuto dimenticare?

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